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La ganzèga era una festa che si improvvisava sulle aie delle corti al termine di un lavoro particolarmente significativo, faticoso ed importante. Il significato del nome è sufficientemente misterioso. Sembra derivi dal latino, da “gaudere”.

Veniva quindi fatta in occasione del termine dei lavori di costruzione o di restauro di una casa dove il proprietario, che aveva chiesto ad amici e parenti di aiutarlo, offriva un lauto pranzo a coloro che avevano partecipato ai lavori. La tradizione si è protratta almeno fino alla fine degli anni ’70 del secolo scorso.

Questa sera  facciam Ganzèga!

Al completamento del coperto (il tetto) di una costruzione si pone una frasca (un ramo con foglie) ricollegandoci alla tradizione (in realtà retaggio di antiche culture rurali) che vede una stretta analogia tra l’edificare e la crescita dell’albero, ovviamente considerato in tutte le sue valenze, al partire dal suo essere simbolo di unione tra il terreno e il celeste.

L’albero è radicato nella terra ma con i rami rivolti al cielo. La casa, dunque, come luogo in cui si esprime appunto questa duplice tensione e la frasca sul tetto è simbolo d’auspicio, oltre che segnale di compimento dell’impresa.

L’analogia tra la crescita naturale dell’albero e la crescita della casa ci rimanda all’idea del Dio come grande architetto dell’universo e dell’uomo, immagine di Dio, che diventa architetto (e quindi protagonista) del proprio mondo.

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